Cosa vuoi fare da grande?


Cosa vuoi fare da grande? Quante volte abbiamo sentito questa domanda noi della nostra generazione… He bei tempi quelli degli anni 70-80 quando uno aveva la possibilità di scegliere. Mi ricordo che da bambino, non appena approdavi alle scuole elementari già cominciavano a chiederti quale strada avresti voluto intraprendere appena raggiungevi l’età del dopo studi!! E te lo chiedeva il papà e la mamma, i nonni, gli amici della mamma e dei nonni. E io, come tutti i bambini della mia età avevano un idea ben precisa (che per la verità…come per tutti cambiava anno dopo anno se non addirittura da un mese all’altro). Sicuramente avrei voluto fare il macchinista dei treni (ero fisso alla stazione a vederli partire). Ma la nonna no; lei voleva facessi il veterinario. D’altro canto il “veturinari” era una persona ben vista a quei tempi. I nonni avevano una mucca e avevano sempre bisogno di un “veturinari”. Ma avendo uno zio sacerdote e avendone avuto uno addirittura monsignore avrei anche potuto diventare un “prevet”. Pensa che soddisfazione per la nonna. A dire la verità però a me di diventare un confessore non è che mi garbava molto. Comunque sia tutto avrei pensato ma meno che diventare un “pescatore”. In realtà quella di fare nella vita quello che veramente di piace fare non è un lusso per molti, in particolare appunto di questi tempi. Ma proprio perché nella vita non sai mai quello che ti può succedere ecco che dopo aver fatto il Geometra e pure diplomato Infermiere professionale mi sono trovato in tutto e per tutto immerso nel mondo della pesca sportiva. Partito circa 17 anni fa nella gestione di un negozio di articoli di caccia e pesca assieme da un socio a Sondrio gestisco ora da ormai 15 anni il laghetto di pesca sportiva di Grosotto con annesso negozietto di vendita di articoli per la pesca. Pesco dall’età di 10 anni per cui siamo ormai a 34 licenze all’attivo. Una vita per la pesca, una pesca per la vita oserei dire perché la pesca è stata da sempre la mia passione. E come in tutte le passioni c’è stato tutto un evolversi che mi ha portato in questi anni a praticarla e viverla in tutte le sue sfaccettature. Ho avuto un passato da accanito garista; ho calcato con discreto successo i campi gara provinciali e nazionali. Poi l’impegno del laghetto ha iniziato ad essere a tempo pieno per cui ho dovuto lasciare proprio l’attività agonistica che mi vedeva tutti i week-end lontano da casa. Ma ovviamente la voglia di risalire fiumi e torrenti è tanta per cui la pesca in tutte le sue tecniche mi ha forgiato anche il carattere. A me piace pescare a tutto, a seconda del momento o del luogo che decido di battere . Mosca, spinning, tocco. Tutto quello che è pesca per me è divertimento. In particolare appunto ora che è anche il mio lavoro. Mi piace sperimentare esche nuove, attrezzi nuovi, tecniche nuove. Mi piace farlo ma soprattutto mi piace poi insegnare altri a farlo. Ogni volta che esce una novità io la porto a casa e la sperimento. Se funziona sono pronto a proporla ai miei clienti ed amici perché qui, al laghetto tra di me e i miei clienti si è creato un amicizia che aiuta me e loro. Ed è così che intendo andare aventi perché quello che faccio deve anche divertirmi. Se non fosse così probabilmente avrei già mollato. La giornata qui al laghetto è lunga. Inizia alle sette del mattino quando va bene e finisce alle sette di sera…..sempre quando va bene. In estate a volte va ben oltre con tante sere oltre le 22. E quando te ne torni a casa stai già pensando a quello che avrai da fare il giorno dopo. Ci sono i pesci da controllare e seminare, i permessi da fare, l’attrezzatura da preparare e da riparare. Le ore scorrono veloci e la sera a volte sono le sette che sono ancora qui seduto sulla sedia nella veranda del mio negozio a godermi il mio “paradiso”. A dire la verità a portare aventi la baracca non sono solo e se riesco a fare proprio tutto è perché i miei aiutanti mi danno una buona mano. Ho Fulvio il tuttofare che dopo aver lavorato altrove viene da me e ricomincia a darsi da fare per il laghetto. Franco anche lui pronto a darmi una mano sia nel giardinaggio che nelle faccende in negozio. Due buone spalle direi. E poi ho la mia famiglia che in particolare in estate “vive” praticamente qui con me. Il laghetto è di fatto diventata la nostra “prima casa”. Il più delle volte pranziamo qui e quando non basta ceniamo anche. Barbecue o pizza e la giornata la passiamo all’aperto e in compagnia perché a volte sia a pranzo che a cena la famiglia si allarga e tra familiari e amici ci godiamo tutti assieme le belle giornate estive. I miei figli li sto crescendo pescatori ovviamente. Uno già si arrangia a spinning, a mosca e a striscio sia in lago che sull’Adda; l’altra è ancora piccola ma la sto “deviando” per bene. Ma torniamo al mio lavoro. Di fatto oltre al negozio di articoli per la pesca e la riparazione dell’attrezzatura c’è il laghetto da gestire. Si tratta di due laghetti, uno per la pesca ad ore e uno per la pesca facilitata dove si paga quello che si prende un tot al chilogrammo. Il primo è per i pescatori veri e propri, il secondo per chi con la pesca non ha proprio dimestichezza visto che abboccano praticamente subito. Nel lago ad ore immetto giornalmente una certa quantità di trote in base alla gente che entra di pezzatura variabile dai 400 grammi fino ai 2-3 chilogrammi oltre a trote iridee salmonate che superano i 4-5 kg. Sono poi presenti fario e salmerini che immetto a seconda di quello che trovo in allevamento. Nonostante si tratta di trote di pronta immissione cerco sempre di curare la qualità del prodotto acquistando solo pesce certificato e che abbia possibilmente le fattezze di una bella trota. Sono presenti anche i lucci con una popolazione stabile che si autoriproduce ormai da 10 anni. Gli esemplari più grossi arrivano oggi a sfiorare i 13-14 chili. Durante l’anno organizzo una serie di manifestazioni di vario genere con gare di pesca e raduni dedicati alle varie specialità ed in particolare rivolte ad amatori e bambini. Quest’ultimi in particolare sono il mio punto di forza. Credo che è proprio su di loro che dobbiamo puntare se vogliamo che la pratica della pesca sportiva non si esaurisca inesorabilmente con la nostra generazione. Sono ormai otto anni che organizzo una serie di corsi dedicati ai ragazzi; dapprima fatti in maniera occasionale mentre ora sono diventati una tappa fissa e costante del mio lavoro. Grazie all’interessamento di alcuni insegnanti sono riuscito ad entrare nel mondo della scuola e inserire proprio nel programma scolastico l’iniziativa della pesca sportiva. L’esempio più eclatante è nella media di Sondalo dove grazie all’interessamento dell’insegnante Antonio Spedicato abbiamo un programma di tre lezioni all’anno che si svolgono proprio in orario scolastico. Le tre lezioni durano tutta la mattina. Nelle prime due lezioni ai ragazzi mostro le trote, gli scazzoni e i lucci; dove vivono e di cosa si nutrono. Una lezione di anatomia del pesce e un escursus degli insetti acquatici mostrati dal vero. Analizziamo la roggia di ingresso al lago, cerchiamo gli insetti tra i sassi e le alghe del fondo. Poi passiamo alla parte della pesca vera e propria. Montaggio dell’attrezzatura e presa dimestichezza degli attrezzi. Da li si passa poi a pescare. Il momento più atteso. E’ ovvio che non è possibile incantare i ragazzi per più di un’oretta con le teorie per cui è proprio quando iniziamo a fare i primi lanci che viene il bello….per loro. Nella terza lezione si impara quanto appreso nelle prime due. E’ l’ora della gara di pesca . Mamma mia quanti garbugli e quante parrucche….ovviamente la colpa è sempre del compagno che c’era vicino. Ma ci sono abituato ormai e il mio tempo lo passo a districare fili e ami imparruccati. Ma è solo con la pazienza che si arriva al dunque. E devo dire che per la verità molti sono i ragazzi che al dunque ci sono arrivati davvero!! In questi anni ne sono passati tanti. Basti pensare che solo i ragazzi di Sondalo sono oltre quaranta (le tre prime classi delle medie assieme) per ogni lezione. Domarne quaranta in un colpo non è facile ma poi, alla fine le soddisfazioni arrivano. E sapete qual è la soddisfazione maggiore? Vederli tornare il sabato dopo a tentare la sorte senza nessuno che li aiuti perché convinti di aver imparato tutto, senza la scuola ma con la voglia di pescare senza averli costretti. E ancor di più è ritrovarli sull’Adda il pomeriggio perché di questi ragazzi sono tantissimi che la carriera di pescatore l’hanno intrapresa davvero. Grazie anche e soprattutto al costo agevolato delle licenze non c’è voluto tanto a convincere i genitori a “fargli” la licenza e cominciare a battere l’Adda sotto casa. Questa è la soddisfazione maggiore e questo alla fine è lo scopo che mi ero prefissato: forgiare nuovi pescatori. Dobbiamo essere noi a dargli la prima spinta perché anche tra i ragazzi che sembrano dapprima apatici alle “vecchie” forme di divertimento si nascondono invece tanti che hanno voglia di imparare. Poi, quelli giusti saranno loro stessi e con la loro passione a farsi le ossa sul campo saltando da un sasso all’altro dei nostri fiumi e torrenti. Abbiamo un ambiente che può ancora dare tanto ai nostri ragazzi e non possiamo non farglielo scoprire. Sta a noi approcciarsi a loro nel modo giusto. E ho visto più rispetto dei pesci e dell’ambiente che ci circonda da parte di questi ragazzi che non da parte degli abitué che danno ormai tutto per scontato. Un particolare curioso in questi anni di scuola pesca è stato neanche a dirlo è che le ragazze sono diventate più bravi dei maschi. Solo fortuna dicono i loro rispettivi compagni di banco. Sta di fatto che in questi ultimi anni la gara di fine corso è stata vinta in maggioranza dalle ragazze. Alcune di loro sono diventate anche “pescatrici” con tanto di licenza di pesca. Un bell’aiuto in questo senso me l’ha dato anche la società pesca sportiva Santo Tirinzoni di Sondalo che da qualche anno organizza anch’essa un corso di pesca per ragazzi in tre lezioni. I partecipanti neanche a dirlo sono i ragazzi che sono già passati di qui con la scuola. Oltretutto sono tre anni che l’amministrazione di Sondalo contribuisce all’iniziativa proposta da me e dalla scuola e si fa carico delle spese dell’intero corso. Un successo direi perché è stata riconosciuta la bontà dell’iniziativa senza gravare le famiglie di ulteriori costi per i propri figli. In passato altre società hanno organizzato delle iniziative simili, tra tutte mi ricordo la società Valmalenco con una scuola pesca di tutto rispetto e più recente proprio la società 5 Comuni di Grosotto. La mia scelta in questi anni passati di organizzare il tutto qui al laghetto è stato per un problema organizzativo e assicurativo. Essendo solo ho dovuto conciliare lavoro e insegnamento per cui nella stessa mattina sono in grado di gestire le due cose senza problemi. A livello assicurativo invece non mi era possibile garantire la sicurezza dei ragazzi portandoli in Adda da solo. Qui all’interno invece le cose sono diverse e c’è pure la copertura assicurativa in caso di possibili incidenti (cosa sempre più problematica al giorno d’oggi). Ma allora perché non pensare più in grande? Me lo sono chiesto più di una volta e se vogliamo questa è una delle mie sfide per il futuro anche in seno a Unione Pesca. Quest’anno sulla spinta dei miei amici pescatori di Sondalo sono stato dapprima eletto a delegato dei pescatori per la zona Sondalo-Grosotto e successivamente a componente del comitato di gestione. Un comitato che si è rinnovato con l’ingresso di giovani spero volonterosi e che speriamo portino anche una ventata di novità al gruppo già collaudato. Io penso che se vogliamo riguadagnare terreno dobbiamo ripartire proprio dalle giovani leve e dai ragazzi in particolare. E allora credo che il miglior modo di attingere nuovi appassionati è proprio quello di far appassionare i giovani a questa splendida disciplina. Con loro si potrà intraprendere un percorso che va aldilà della pesca sportiva; attività che va letta come avvicinamento all’ambiente naturale, al rispetto dell’ambiente acquatico e degli animali che lo vivono. Se partiamo proprio dalla scuole o comunque dai giovanissimi le probabilità di trovare nuovi adepti con il connubio pesca-rispetto ambientale sarà decisamente maggiore. Dovremmo a mio avviso creare un gruppo di lavoro che crede all’iniziativa; trovare una strategia per proporci alle scuole e far conoscere il nostro mondo a chi ancora non lo conosce. Il pescatore come profondo conoscitore degli ambienti acquatici e dei pesci e perché no anche come sportivo nel rispetto dell’ambiente. Io da solo senza nessun progetto e finanziamento riesco ogni anno a fare 3 lezioni alla scuola media di Sondalo e 1 alla media di Valdisotto. Le scuole dell’infanzia che mi fanno regolarmente visita sono: Villa di Tirano, Piateda, Tresivio e alcune della bassa Valle. Ho tenuto lezioni a Sondrio alla scuola Torelli (visita al torrente Mallero, costruito uno stagno e lezioni sul ciclo delle acque). Negli anni scorsi ho organizzato corsi per i ragazzi delle medie di Grosio e partecipato ad una stessa iniziativa organizzata dalle medie di Teglio. A questo punto proviamo a pensare di fare qualcosa proprio sotto l’egida di Unione Pesca di Sondrio, magari anche con l’aiuto delle società di pescatori affiliate più sensibili all’argomento. Sono sicuro che avremmo i nostri buoni risultati. Secondo quanto ho avuto modo di constatare almeno un buon 25% dei ragazzi che sono passati di qua sono diventati nostri associati e hanno sottoscritto la licenza di pesca per i nostri fiumi. Quanti di questi non si perderanno per strada non mi è dato saperlo ma di una cosa sono sicuro. Quelli che la passione l’hanno presa sul serio non l’hanno più mollata oppure dopo qualche anno di stop (dovuto sicuramente alle prime “morose”) sono poi tornati ad imbracciare la canna da pesca definitivamente. Perché quando il “tarlo” della pesca ti prende è difficile eliminarlo del tutto. Cosa fare di concreto allora? Far conoscere a tutte le scuole chi siamo e cosa facciamo per i pesci e per l’ambiente; i nostri regolamenti e ovviamente le nostre strutture ed in particolare l’attività del nostro centro ittico. Nel contempo organizzare dei corsi di pesca veri e propri dove i ragazzi potranno mettersi alla prova e spiegando loro, dal vero come maneggiare il pesce, rilasciarlo senza danno e trattenerlo qualora lo si voglia consumare a tavola. Successivamente se le iniziative daranno i suoi frutti si potrà pensare di ampliare i tratti di fiume già riservati ai ragazzi (in certe zone sono molto frequentate) e magari pensare a semine apposite. Già i prezzi agevolati dei permessi sono stati un grosso passo avanti….altri a mio avviso li potremmo fare andando a cercare nuove giovani leve. Io ci credo!! Se qualcun altro la pensa come me non può far altro che farsi avanti. Ci vuole qualche volonteroso che si inventi un buon maestro e le soddisfazioni ve lo assicuro i ragazzi non ce le faranno mancare.